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Toro, ora crescita e punti. Pescara già decisivo

di Marina Beccuti
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata

Venti minuti da Toro, tra il 25’ e il 45’ del primo tempo, evidentemente non possono bastare, da questa squadra si deve legittimamente aspettarsi di più, soprattutto sul piano del gioco, ma non solo, bisogna anche crescere dal punto di vista fisico e caratteriale. Lo spirito evidentemente non manca, ma troppe ammonizioni, troppi falli, alla lunga possono pesare, e, sicuramente non fanno il carattere, anzi rischiano di penalizzare la squadra, “prigioniera” di una foga che a volte è incomprensibile. Una squadra, e non parlo delle grandissime, sa quando spingere sull’acceleratore, quando gestire il possesso palla, quando rifiatare, quando addormentare la partita, quando colpire in contropiede, tutto questo con carattere, quello giusto per intenderci.

Non nego che qualcosa di buono alla fine si è anche visto, soprattutto a livello individuale, bene Obi e Boyè, tanto per dire, ma manca quella che una volta si chiamava amalgama, il gioco appare piuttosto slegato, senza un filo conduttore, che non sia il recupero immediato del pallone, la difficoltà ad impostare un’azione di gioco mi sembra ancora piuttosto evidente. Si sono rivisti, purtroppo, i passaggi all’indietro al portiere, anche da centrocampo, non che sia vietato farli, se hanno un prospetto di gioco, che però non può essere la rimessa lunga a prescindere, anche perché nove volte su dieci, se la difesa è ben messa in campo, significa solo ridare la palla all’avversario. E, pur senza mettere in campo niente di trascendentale, e parlo espressamente di gioco, il primo tempo si poteva chiudere con il più classico 3-0 a favore dei granata, con la più bella azione corale del match conclusa da Acquah, ma non è questo il punto. Perché nella ripresa, cosi come nei primi 25 minuti, il Toro si è visto veramente poco, con l’Empoli che ha avuto la più grossa occasione del match, con Gilardino che ha clamorosamente ciccato la conclusione a meno di un metro dalla porta. La squadra si è inspiegabilmente allungata, soffrendo cosi il palleggio dei toscani, e perdendo, di fatto, la superiorità a centrocampo. Non è bastato il passaggio al 4-4-2 con Zappacosta che ha sostituito Iago Falque, fino a quel momento veramente inguardabile, ed è parsa sempre più visibile la differenza tra una squadra che ha un impianto di gioco ormai collaudato da 4 anni, pur con le piccole differenze che ogni allenatore ha apportato, Sarri prima, Giampaolo dopo e Martusciello ora, ed un’altra che ancora deve trovare i suoi tempi di gioco.

Tatticamente, forse, si poteva cominciare in un altro modo, forse meglio il 4-4-2 con il venezuelano vicino a Boyè, infatti, Martinez da esterno alto offensivo non ha mai potuto scatenare la sua velocità, che poi resta la sua dote principale, stessa cosa era avvenuta anche a Bergamo, ed ha tempi di gioco che mi sembrano inconciliabili con quella posizione.

Quanto ai singoli, bene Obi, specialmente nel primo tempo, bene Boyè, e discreta la partita di Hart, che ha riscattato l’errore di Bergamo salvando il risultato con un’uscita su Pucciarelli, non pienamente soddisfacente invece, quando è stato chiamato a giocarla di piede. Benino Bovo e Castan, anche se i due portano sulle spalle errori che avrebbero potuto far girare la partita in un altro senso. Bovo, infatti, lascia in pratica libero Gilardino sulla più grossa occasione della partita, andando a chiudere un’ipotetica linea di passaggio, Castan prima, permette a Gilardino di girarsi in area dopo essersi liberato con un colpo di tacco, poi dimentica Pucciarelli chiamando Hart alla parata più difficile del match. Errori che fortunatamente non hanno pesato sul risultato, e che quindi ci fanno valutare nel complesso la partita dei due centrali che certamente non è stata deficitaria. Male invece Baselli, che è entrato troppo molle nel match e commesso troppi errori in impostazione, male Valdifiori, troppo scolastico, troppo compassato, che ha fatto quello che fa normalmente un distributore di gioco, senza però eccedere in iniziativa, senza un lampo, senza un tiro in porta degno di nota, dimostrandosi piuttosto leggero in fase d’interdizione. Non penso possa essere una questione di personalità, piuttosto deve ancora entrare nei meccanismi di gioco di questa squadra, e trovare il tempo di gioco giusto per proporsi negli ultimi 25 metri. Malissimo Falque e Martinez, non certamente dal punto di vista dell’impegno, che non è mancato, ma sulla partita hanno inciso in concreto nulla. Lo spagnolo mi aveva anche poco convinto a Bergamo, nonostante il gol ed alcune giocate di spessore, quello che mi aveva lasciato perplesso erano state le lunghe pause di riflessione tra una giocata e l’altra. Evidentemente anche lui deve trovare il ritmo del campo, ma chiedere che sia più pungente e continuo, non mi sembra impossibile, almeno per quelle che sono le sue caratteristiche tecniche.

Ora la trasferta di Pescara, ed è indubbio che questa partita sia delicatissima, una sconfitta o un altro pareggio brutto, prima di Torino-Roma e Torino-Fiorentina, porterebbe con se scorie difficili da smaltire in tre giorni. Meglio vincere e convincere.

Certamente il Toro è chiamato non solo a fare punti, la classifica pur essendo alla quarta di campionato comincia ad avere un certo peso psicologico, ma anche a crescere da punto di vista fisico, tattico, e del gioco.


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