Hellas, due obiettivi: salvezza tranquilla e lustrare i gioielli di casa

12.12.2019 11:13 di  Claudio Colla   vedi letture
Hellas, due obiettivi: salvezza tranquilla e lustrare i gioielli di casa
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Che a oggi l'Hellas Verona, dopo quindici partite giocate, col giro di boa vicinissimo - e al tempo stesso ancora all'orizzonte, per quei nove punti residui che possono cambiare tanto della classifica, specie della sua parte destra - stia viaggiando ben al di sopra delle aspettative inizialmente riposte sulla squadra, è evidente a tutti. La brigata di Ivan Juric, tecnico "di trincea" amante del thrash metal, combattente nato da allenatore come da giocatore, certo non dispone di bomber né di fantasisti di primo piano. Anzi, l'innesto di punta operato in estate per il reparto, quello Stepinski che per cambiar maglia ha poco più che attraversato la strada, ha finora rappresentato una delusione cocente: zero gol in dieci presenze (con poco più d'una frazione di gioco in campo di media), prestazioni individuali che lo hanno quasi sempre visto fiacco e avulso dalla manovra. Il tutto coronato da un'espulsione al debutto contro il Milan, vero e proprio foreshadowing di matrice cinematografico-televisiva della sua marginalizzazione rispetto ai gironi principali delle gerarchie di squadra.

Juric, si diceva, da vero alunno di Gasperini, ha fatto così di necessità virtù, puntando così su equilibrio, corsa, gioco di posizione, e sul proverbiale "palla lunga e pedalare". Se infatti il suo Hellas non si caratterizza per una particolare presenza in termini di possesso palla (solo i giocatori del Brescia, nel complesso, tengono la sfera tra i piedi meno a lungo), gli scaligeri sono quarti in assoluto per chilometri percorsi, secondi per offside fischiati a loro sfavore (alle spalle dell'Inter di Conte e del centravanti di sfondamento per eccellenza del torneo, Romelu Lukaku, elemento che la dice lunga su quanto nel gioco di Juric pesino, anche a costo di qualche chiamata arbitrale più di quanto sperato, le verticalizzazioni), e, cifra più significativa tra tutte, quinta difesa del campionato (dietro ancora alla capolista Inter, e a Juve e romane). Ai soli 17 gol subiti dai Paladini di Giulietta ne fanno da contraltare 14 segnati: appena meno di uno a partita, totale nemmeno così deteriore per una neopromossa la cui unica velleità è quella di salvarsi. In quattro hanno finora fatto peggio, senza contare che molto al di sotto delle attese realizzative si trovano nomi del calibro di Milan, Napoli, e - ebbene sì - Toro. A dividersi il bottino sono finora stati otto giocatori, con Di Carmine pichichi di squadra a tre, in virtù della doppietta appena siglata a Bergamo: al netto della crescita del classe 2001 Salcedo che, per quanto talentuoso e già concreto, appare ancora leggermente acerbo per affermarsi già tra i grandi, sarà forse il mercato di gennaio - considerato anche l'infortunio occorso alla giovanissima punta di scuola Inter - a portare in dote quel punto di riferimento lì davanti fino a oggi mancato.

Il punto forte dei prossimi avversari di campionato del Toro è dunque senza dubbio la fase difensiva, che sta consentendo ai gialloblù di guardare con fiducia alla possibilità di non dover arrivare a giocarsi tutto a maggio, col fiatone e con l'ansia di non farcela, per la permanenza in Serie A. Al netto dell'elevato rendimento di Marco Silvestri, indiscusso portiere titolare che di castagne dal fuoco alla squadra ne ha già tolte tante (il pareggio di Cagliari e la vittoria sulla Samp sono due buoni esempi), il fuoco dell'equilibrio di squadra di casa Hellas è alimentato in primis dall'intesa nei movimenti e nel palleggio tra il regista puro Miguel Veloso e il box-to-box Sofyan Amrabat (in foto): destatosi a seconda giovinezza il primo, dopo alcune stagioni tutt'altro che memorabili, il secondo piace già, e molto, a Fiorentina e Napoli, entrambe orientate a provarci già a gennaio. Quasi scontato il riscatto dal Bruges, che vale tre milioni e mezzo di euro, il 23enne nazionale marocchino potrebbe dar luogo già la prossima estate a una notevole plusvalenza per i veneti. Discorso analogo per Amir Rrahmani: roccioso centrale kosovaro classe '94, approdato a Verona circa sei mesi fa, dalla Dinamo Zagabria, per poco più di due milioni, è un mancino di grande stazza e presenza, già inseritosi decisamente bene nelle dinamiche del calcio nostrano (solo 18 minuti fuori dal terreno di gioco sui 1444 finora disputati, e un'unica ammonizione comminatagli). In coppia con quest'ultimo ha di frequente giocato Marash Kumbulla: nativo di Peschiera del Garda da genitori albanesi, il classe 2000 è invece più un libero d'antan, elegante e dotato di sufficiente visione di gioco per potersi disimpegnare anche davanti alla difesa. Kumbulla, finora 750 minuti in campo, distribuiti su nove partite, ha vissuto un ottobre da favola: primo gol in Serie A, contro la Samp, il 6, il debutto con la nazionale maggiore albanese di Edy Reja otto giorni dopo. E a guardare in sua direzione sono già in tante, la Lazio del suo connazionale Igli Tare in testa. Un 19enne con le carte potenzialmente in regola per diventare un big vero. I vertici dell'Hellas, intanto, si fregano le mani, tenendo però, innanzitutto, la barra dritta sul mantenimento della posizione in classifica, obiettivo che consentirebbe, nel finale di stagione, di dare ulteriore lustro alle succitate individualità, nomi destinati a garantire, nell'immediato, la presenza di uno zoccolo duro di una squadra che possa anche permettersi di sognare (senza dimenticare un altro giovane leader del gruppo agli ordini di Juric, la mezzala e trequartista Mattai Zaccagni), e, nel prossimo futuro, plusvalenze da urlo.