LA REAZIONE di Sereni e la polvere: lo scheletro di Torino-Cagliari

20.10.2008 18:54 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Alessandrorosina.it
LA REAZIONE di Sereni e la polvere: lo scheletro di Torino-Cagliari
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E fu così che le fate Carabine presero armi e bagagli e se la diedero a gambe. Si potrebbero trovare tante metafore per rendere l'idea, nessuna coglierebbe a pieno l'atmosfera dello sterile far-west, quello in cui senti la sabbia salirti nelle narici a ogni tiro sbagliato e la pistola più leggera di sparo in sparo. Ma non è finita. Perché se pensi alla fucilata di Matteo Rubin, al tonfo fragoroso del bersaglio colpito e all'esplosione dinamitarda che solo una rete annullata può avere, ecco che dopo la sabbia a salirti nelle narici è la rabbia, quella pesante, incombente, frustrata. Ora sei irascibile e ancora più determinato. Perché gli Orchi cattivi - chiamateli come preferite: iella, sfortuna, paura, insicurezza...- non potranno spassarsela per l'eternità, prima o poi precipiteranno anche loro da quel mieloso Olimpo dorato su cui regnano. E invece no, quegli Orchi non solo regnano, non solo ridono, non solo si aggrappano alle sventure umane come parassiti, ma sono anche dotati di un umorismo tutto loro. Te ne danno l'assoluta conferma a quattro minuti dal termine. La senti arrivare la loro risata: fredda e fragorosa. È nel passaggio che lancia Acquafresca. Sparo. Uno, chiaro, netto, preciso.

Fine della partita. E tanti saluti a tutti. Ma non a quella risata. Non a quel riso beffardo che ti riecheggia nelle orecchie, che ti esplode nelle tempie, che ti acceca. È una sensazione indescrivibile. Ci hanno provato i Greci. Hanno sommato vita a vita pur di riuscire ad esprimere il concetto nella sua pienezza. Eppure quel concetto sfugge ancora. È indescrivibile l'attimo in cui vorresti prendere la pistola senza più colpi, calda ed esausta, e sbaragliare gli Orchi l'uno dopo l'altro.

Da questo prende avvio l'appendice della gara - l'ormai celebre tirata d'orecchio -. Da questo deve derivare la reazione di Matteo Sereni. Che abbia sbagliato è fuor di dubbio. Ma io vedo nel suo atto l'estremo tentativo di ribellarsi alle tenaglie degli Orchi. La letteratura greca è piena di casi simili.

Che poi a reagire così sia stato il portiere è significativo. Gli altri almeno hanno sparato, lui ha subito e basta. Il lunedì mattina la metro si trasforma in un coro di voci bianche, nel senso non letterale del termine. Il coro recita più o meno così: che fatica è lunedì!! Ora immaginatevi un portiere che non gioca da due settimane, che fa vacanza o quasi per 86' e che alla fine viene centrifugato nel venerdì nero di una partita monocolore. D'accordo, è sbagliato. Il suo comportamento offende almeno la metà dei principi della nostra società. Ma chi, al suo posto, non avrebbe perso le staffe? Forse, prima di un'altra inutile esplosione, sarebbe meglio dare a tutto il giusto peso. Anche se, delle poveri di ieri, non può esplodere più nulla.

 

Andrea Riccardi