Analisi: luci ed ombre dopo Frosinone

29.09.2009 15:16 di  Marina Beccuti   vedi letture
Analisi: luci ed ombre dopo Frosinone
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© foto di Giacomo Morini

Alberto Fassina

 

Il bicchiere mezzo pieno.
Se è vero come è vero, che cio' che interessa a questo Toro costruito per tornare immediatamente nella massima serie, è di trovarsi in uno dei primi due posti al termine del campionato, allora un pareggio con la capolista in trasferta, facendo a meno di Di Michele e arrivando dopo una brutta sconfitta casalinga, è più che positivo. Le occasioni per vincere la gara ci sono state e Bianchi ha preso due legni, il secondo su calcio di rigore. Proprio il numero nove granata è la nota più lieta se consideriamo il rapporto tra palloni ricevuti ed efficacia nelle conclusioni. Nei primi 45', un cross arrivatogli lento e troppo a spiovere, lo ha visto comunque mettere in difficoltà il portiere tanto da far sospettare il sorpasso della linea di porta della palla sulla parata del numero uno avversario. Nella ripresa, raggiunto da un passaggio al limite dell'area in mezzo ai difensori avversari, Rolando è stato protagonista di uno splendido movimento da centravanti di razza nel girarsi ed infilare il portiere con un diagonale angolato per il momentaneo vantaggio granata. Ad aumentare il valore del gesto è l'essere riuscito a non subire il contraccolpo psicologico del rigore mandato sul palo. Se ci è concesso valutare positivamente un penalty non realizzato, non vi è occasione migliore di questa ove si può imputare a Rolandinho, soltanto di avere ecceduto di qualche centimetro nell'angolare il tiro, che è stato potente e non calciato con sufficienza. Nulla da rimpiangere quindi, un errore di mira può capitare. Tra gli highlights granata mettiamo ancora una volta Sereni e il nuovo arrivato Leon. Il portierone è quello dei dei tempi migliori, i due gol erano inevitabili, il volo all'incrocio invece qualcosa di prezioso. Se c'era stato qualche timore nel vedere partire ancora una volta il suo preparatore preferito a fine campionato, dopo sette gare possiamo dire che l'unica debolezza del nuovo allenatore di Sereni è quella di essersi fatto espellere a Frosinone a pochi secondi dall'intervallo. Un regalo del portiere avversario invece, ha concesso all'ultimo arrivato Leon di sigillare con un gol il suo esordio da titolare. Una rete da posizione difficile e al primo tentativo. Vale il discorso fatto l'altro giorno per David Di Michele: anche la notizia dell'arrivo dell'honduregno fu per noi motivo di soddisfazione, i piedi raffinati sono sempre i benvenuti, e in B, fanno davvero la differenza.

Il bicchiere mezzo vuoto.

Al di là dei problemi specifici come il centrocampo poco propositivo in fase di costruzione ed incapace di arginare le iniziative avversarie ( il famigerato “filtro a centrocampo”) continuiamo a registrare la differente determinazione agonistica delle squadre che finiscono per togliere punti al Torino. La regola del “un episodio è un caso, due sono un indizio, tre costituiscono una prova”, si è compiuta sabato, quando per la terza volta il Toro non ha conquistato l'intera posta. Ha ben detto Colantuono che il Frosinone “è squadra in piena forma” e che i granata sono stati comunque bravi. Bravi, aggiungiamo noi, a non soccombere contro una formazione che si è spinta con veemenza all'attacco e sulla fascia sinistra con Del Prete ha messo in costante apprensione la difesa. La squadra di casa, come già fatto da Padova e Brescia, è stata in grado di mettere i suoi uomini nelle condizioni di arrivare quasi sempre per primi sui palloni vaganti, e l'uomo che riceveva il passaggio era sempre nelle condizioni di poter giocare con relativa tranquillità. Non così i granata, sempre sotto pressione e costretti a trattare spesso palloni “sporchi”. Ora, non sappiamo se il mister abbia una sua filosofia per così dire “conservativa” sul morale dei suoi giocatori e tenda a non far uscire dal campo un uomo in evidente difficoltà. Se così non fosse però, avremmo sostituito molto prima Pisano, inefficace e poco “fisico” nel contrastare le iniziative di Del Prete; da lui sono nati i pericoli maggiori per il Toro. Così duramente impegnato in difesa poi, Pisano, da non potersi permettere mai di proporsi in avanti, dove forse i suoi cross avrebbero potuto essere più precisi di quelli di Rubin. A questo punto, quindi, meglio far entrare prima il giovane difensore, più forte in fase difensiva,soprattuto contro avversari così continui nelle incursioni. Siamo certi che il tecnico granata saprà come intervenire per evitare che tutte le squadre che fanno del ritmo e della determinazione la loro arma, possano continuare a togliere punti importanti ad un Toro costruito per vincere il campionato e che riuscirà nel suo intento se saprà aumentare la propria intensità agonistica.