Davide Rosato: "Mio padre prima uomo e poi campione"

08.07.2010 13:28 di  Marina Beccuti   vedi letture
Davide Rosato: "Mio padre prima uomo e poi campione"
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TorinoGranata vuole ricordare la prematura scomparsa di Roberto Rosato, indimenticabile difensore granata, passato poi al Milan, al Genoa per chiudere la carriera nell'Aosta, superbo giocatore della Nazionale italiana. Per farlo ha contattato il figlio Davide che, nel caso, è stato il portavoce della famiglia.

Davide ha voglia di parlare del suo celebre genitore, scomparso da poco, anche se il dolore è ancora forte soprattutto per la lunga malattia che ha dovuto sopportare. "Mio padre ha vissuto fino all'ultimo con grande dignità questa tremenda malattia", racconta il secondogenito, che ha una sorella maggiore ed un fratello più giovane. I suoi genitori si sono sposati giovanissimi: "All'epoca i giocatori si costruivano presto la famiglia". Cosa ricorda Davide del suo celebre papà? "Innanzitutto, pur essendo un calciatore famoso, è sempre stato presente in famiglia. Noi figli ci siamo resi conto della sua popolarità quando ha smesso, anche perchè prima eravamo piccoli per capirlo fino in fondo. Mio padre ci ha insegnato la lealtà, l'onestà e il rispetto, che trasportava anche in campo. Era determinato ma non mancava mai di portare questa sua filosofia di vita anche in partita. Ancora prima di essere un campione era un uomo. Ora questi valori si sono un po' persi mentre ai suoi tempi erano abbastanza comuni".

Come ha vissuto Davide la sua situazione di essere figlio di un noto calciatore? "Posso solo sottolineare la fortuna che ho avuto, insieme ai miei fratelli. Abbiamo avuto una vita agiata e soprattutto un padre presente che, pur essendo sulle prime pagine dei giornali, non ha mai tralasciato la famiglia. Proprio lo scorso 29 giugno i miei genitori hanno compiuto 46 anni di matrimonio, mia madre era molto commossa quel giorno".

Davide ricorda anche la sua esperienza a bordo campo a seguire il suo adorato genitore: "Prima di chiudere la carriera all'Aosta giocò nel Genoa e allora ogni tanto facevo il raccattapalle con lo staff delle giovanili rossoblù. Mi ricordo l'emozione di aver seguito in quello stadio spettacolare di Marassi un bel Genoa-Milan. Quella giornata rimane una parte importante dei miei ricordi". Nessuno dei due figli maschi ha seguito però le orme del padre: "Ad essere onesti non eravamo portati, avremmo potuto giocare nelle serie inferiori. Mio padre non ci ha mai forzato a fare il suo mestiere, per lui era importante lo studio. Se poi fossimo stati bravi allora se ne poteva parlare, ma non è andata così". A fine carriera Roberto Rosato lasciò definitivamente il mondo del pallone per dedicarsi qualche anno a fare l'assicuratore, ma poi smise per stare accanto alla famiglia.

Nella vita di Rosato c'è stato tanto Toro ma anche molto Milan, che tifo c'è in famiglia? "Io sono sfegatato tifoso granata, ho sempre seguito la squadra anche in trasferta, gli altri della famiglia, compresa mia madre, sono tutti rossoneri, anche se il Toro rimane una parte importante di loro. Ora è nato da pochi giorni il Toro Club Chieri Roberto Rosato ed è un motivo d'orgoglio per tutti noi, il primo club granata dedicato a mio padre. Un modo per ricordarlo sempre".

Quali sono stati i rapporti di Rosato con le sue due squadre principali? "Buono, da entrambe le parti. Il Milan si è interessato molto a lui durante la malattia, telefonavano spesso Rivera, anche Galliani, Ramaccioni. Gli amici del Torino li incontrava allo stadio, come Puia, Zaccarelli e tanti altri". L'emozione più forte degli ultimi anni riguarda il Centenario del Torino: "E' stato un impatto forte anche per me. Accompagnai mio padre che faticava già a camminare e lo seguii nel giro di campo in onore dei tifosi. Una sensazione incredibile". Ringraziamo ancora Davide per la sua dolcezza e disponibilità nel ricordare questo padre e campione stupendo. Il mondo granata non dimentica mai i suoi figli e le loro storie, che hanno sempre quel tocco romantico di un grande amore.