ESCLUSIVA TG – Ravezzani: “Non bisogna illudersi che il gioco di Gampaolo sia la soluzione ai problemi del Torino”

16.08.2020 11:32 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Fabio Ravezzani
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Fabio Ravezzani

Fabio Ravezzani è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Con Ravezzani, direttore di Mediapason e editorialista di Tuttosport, abbiamo fatto il punto sulle prospettive del Torino.

Giampaolo è l’allenatore giusto per rilanciare il Torino?

“Mah, Giampaolo arriva un anno in ritardo rispetto alla moda dei cosiddetti allenatori “giochisti”. Il calcio è fatto di mode e fino a un anno fa se non eri della scuola di Sarri, Giampaolo etc. non eri nessuno, adesso questa modo è un po’ passata. Non sono in grado di giudicare Giampaolo nel senso che il lavoro che ha fatto al Milan non è stato un buon lavoro oggettivamente e per i riscontri che ho avuto io ha avuto anche delle difficoltà a frasi capire dai giocatori che sulla carta non erano giocatori come quelli della Juventus, ma erano giocatori abbastanza disponibili e formavano un buon gruppo. Secondo me, il fallimento di Giampaolo al Milan fa un po’ preoccupare e anche il profilo caratteriale di Giampaolo non è quello dell’allenatore da Toro. Poi, che l’allenatore da Toro spesso e volentieri non sia quello che vogliono i tifosi, quello sanguigno, il Giagnoni della situazione o il Mondonico cha alza la sedia è un altro paio di maniche, però, anche da questo punto di vista Giampaolo è una scelta un po’ controtendenza con le caratteristiche dell’ambiente. Non lo so, francamente diciamo che per le disponibilità economiche che ha il Toro nella scelta di un allenatore forse Giampaolo era la soluzione più ovvia, però, mi sembra un po’ rischiosa, non sono del tutto convinto”.

Avendo avuto delle problematiche con i giocatori al Milan forse per questo ha chiesto calciatori che già conosce e soprattutto della Sampdoria dove ha ottenuto risultati discreti e anche qualche cosa in più?

“Sì, se si prende un allenatore si deve conseguentemente anche dargli una squadra che abbia le caratteristiche per il suo gioco. Rimane il dato di fatto che non si capisce bene alla fine quale sia il vero grado di incisività di un allenatore. La stessa Sampdoria senza Giampaolo non è andata per niente bene e poi è arrivato Ranieri, che è un allenatore vecchio stile, e l’ha rimessa in linea di galleggiamento. Credo che tutti quanti noi giornalisti sopravvalutiamo molto l’apporto degli allenatori sulla squadra. Infatti, se si va a vedere la scelta azzeccata dei giocatori e la stagione dei calciatori se è giusta o sbagliata, quanto tira Belotti, se non ha infortuni, è ciò che incide tanto. Una cosa va detta, dopo Petrachi il Torino ha dimostrato di aver preso un po’ quel tocco magico che gli aveva dato delle garanzie. Secondo me, più ancora dell’allenatore è il direttore sportivo a fare la differenza in una squadra come il Torino se azzecca quei due-tre giocatori. E su questo bisognerà vedere come si muoverà la società granata in sede di mercato. Ad esempio, Rodriguez mi sembra un onesto giocatore che può andare bene sapendo quali sono i suoi limiti e le sue caratteristiche e a una cifra ragionevole è appunto una buona soluzione per il Torino. Linetty anche è un profilo affascinante per certi versi. Ma illudersi che il gioco di Giampaolo sia la risoluzione di tutti i problemi del Torino mi sembra eccessivo esattamente come era accaduto al Milan. Infatti era un po’ anche l’illusione del Milan quando l’aveva preso perché è un maestro, un professore di calcio che poteva spiegare a tutti la tattica per cui si sarebbe visto il Milan giocare in modo diverso con schemi e quant’altro, ma così non è stato e non si è visto nulla di quanto sperato e il Milan giocava oggettivamente male e paradossalmente a livello estetico il gioco è stato molto più gradevole con Pioli, che non ha queste caratteristiche di Giampaolo. Pioli per certi versi, per me, è un allenatore da Toro più di Giampaolo per caratteristiche. Non che Pioli sia un tremendista, ma è uno concreto e con una tradizione di un certo tipo. Capisco che Cairo abbia provato la carta un po’ suggestiva Giampaolo un allenatore che con il gioco sopperisce ai limiti della squadra, però, con il Milan non ci è riuscito per niente”.

Senza Sirigu in porta e con Belotti, Verdi ed eventualmente Zaza più altri giocatori indicati da Giampaolo si riesce a costruire una squadra equilibrata che non subisca troppi gol e che non fatichi troppo a farne?

“Credo che Verdi sia il classico giocatore adatto a Giampaolo. L’uomo giusto per il suo gioco. Il punto però è un altro. Il Verdi che ho visto al Torino era un giocatore irriconoscibile rispetto a quello di Bologna. E allora ci si chiede perché al Torino ha giocato così male? Perché ha perso quella sfrontatezza e quella sicurezza e che gli permettevano di fare giocate favolose? Ha avuto problemi con Mazzarri e in parte con Longo? Quelle giocate al Torino non le ha fatte e sembra aver perso fiducia nei propri mezzi. Era un problema psicologico? Giampaolo può rigenerarlo? E’ difficile da prevedere. Che Giampaolo sia un fine psicologo con i giocatori ho dei dubbi vedendo com’è andata con il Milan, ma può magari riuscire tatticamente a ri-motivare Verdi è una delle poche concrete speranze che può avere il Torino. Quella di Verdi l’estate scorsa è stata un’operazione molto onerosa e clamorosamente sbagliata almeno fino ad ora. Su Sirigu, quando ad un certo punto si rompe qualche cosa tra un giocatore e la società è meglio far fare al calciatore le valige. Sirigu è sempre stato un eccellente portiere, ma mi pare che il dissidio che c’è stato con la società sia stato talmente pesante che per avere un portiere che gioca non dico controvoglia però senza quella determinatezza, senso di appartenenza e fiducia nella società che sono necessari forse, in un ruolo così delicato com’è quello del portiere, è meglio cambiare. Certo che dipende anche con chi cambi”.

Il Torino dovrebbe cambiare più giocatori in ogni settore del campo, e in difesa se andranno via Izzo e Nkoulou ha bisogno di due centrali importanti, pur tenendo conto che Bremer per la giovane età ha fato bene nel campionato appena concluso.

“Sì, su questo non c’è dubbio e il Torino anche nei momenti migliori degli ultimi anni ha costruito la sua forza su due centrali d’esperienza, di forza, di grinta e di carattere a partire da Glik. Si torna al discorso di prima. Purtroppo, so che è sgradevole a dirsi, ma il dato di fatto è che nella composizione della squadra conta il direttore sportivo. E’ vero che l’ultimissimo Petrachi qualche grosso errore l’aveva fatto però la sua gestione negli anni si era dimostrata valida e da quando è andato via lui la media voto di mercato si è abbassata drasticamente. Sul mercato si giocherà tantissimo la possibilità di rilancio del Torino. Io mi preoccuperei più che sia capace il nuovo direttore tecnico rispetto all’allenatore”.

Ma Vagnati è capace?

“Non lo so, ma lo dico nel senso pieno del termine. Se si prende un direttore sportivo come Ausilio metà degli interisti lo considerano un incapace e l’altra metà al contrario capace e infatti ha fatto operazioni importanti. Paratici adesso gli danno dell’incapace per aver preso giocatori non considerati all’altezza. Il ruolo del direttore sportivo è uno di quelli più difficile da valutare perché tate volte azzeccano nel prendere un giocatore per pura fortuna e alla fine i più bravi sono quelli che sbagliano meno. Quindi bisogna vedere come andrà Vagnati. Certamente va riconosciuto che la perdita di Petrachi per il Torino, anche se era da mettere in preventivo per le sirene dei grandi club, è stata di non poco conto. Io Petrachi non l’ho mai conosciuto di persona, quando giocava nel Toro e io seguivo i granata non gli avevo fatto neppure un’intervista, per cui ne parlo da osservatore del tutto esterno e non ho nessuna opinione personale su di lui, ma quella professionale, vedendo come si è mosso in questi anni, è veramente eccellente”.

Cosa riuscirà a fare Vagnati dipenderà tanto dal budget che è riuscito ad ottenere  da Cairo?

“Dipende, perché se poi il budget lo si spende male come per l’operazione Verdi allora dico che ci sono alcuni direttori sportivi che lavorano meglio con meno soldi, paradossalmente più ne hanno e peggio fanno perché ci sono di quelli che sanno trovare l’oro nella paglia, mentre quando vanno in gioielleria acquistano qualche pezzo che non vale ciò che pagano. Non credo sia tanto una questione di budget. Rimango della vecchia scuola,  avendo praticato tanto il Toro quando era pieno di debiti che rischiava di non riuscire a pagare gli stipendi e di fallire tutti gli anni, e preferisco allora il Torino di Cairo, malgrado lo chiamino “braccino”, abbia sbagliato delle cose e nonostante possa investire più di quello che fa perché lo preferisco a certi tipi di Toro che vedevo prima che con un pagherò mettevano la società in ginocchio senza peraltro ottenere risultati sportivi positivi”.

Buona parte dei tifosi contesta Cairo e vorrebbe che vendesse il Torino, ma forse questo mercato potrebbe dire tanto almeno per far recuperare un po’ di serenità all’ambiente? Ma se così non sarà il rischio di far finire Giampaolo, Vagnati e i giocatori nel marasma e di avere una stagione anche peggiore di quella appena conclusa potrebbe diventare realtà?

“Io non capisco un certo tipo di tifoso granata. Mi sono occupato direttamente del Torino dagli inizi degli anni 80 e ho visto i tifosi contestare tutti i presidenti dai migliori ai peggiori. Anzi, generalmente il tifoso più acceso si è sempre fatto abbindolare dal presidente peggiore. Ricordo Sergio Rossi preso a calci nel sedere. Gerbi e De Finis contestati senza quartiere. Borsano portato in trionfo e poi si capì dove stava portando il Torino a suo uso e consumo. Goveani che suonava la chitarra sotto la Maratona tra il tripudio dei tifosi e in seguito si vide che si era prestato al gioco di Borsano e anche lui stava mandando il Torino a carte quarantotto. Calleri che rischiava di non mangiare nei ristoranti della città per la contestazione. Vidulic e soci esecrati e spediti via. Cimminelli coperto di contumelie e adesso Cairo. Allora mi viene un dubbio, se negli ultimi 35-30 anni a un certo tipo di tifoso del Toro non è mai andato bene un presidente non sarà che poi è il Torino che non va bene al quel tipo di tifoso? Purtroppo dobbiamo partire dal presupposto che il Torino è una società che vive a seconda delle stagioni con questa nuova realtà del calcio potendo ambire diciamo dal 6° al 10° posto e poi se c’è una stagione monumentale e i giocatori sono particolarmente bravi il Toro può arrivare 5° oppure 4° e andare anche in Champions e fare le veci dell’Atalanta che ha trovato un periodo d’oro come era accaduto all’Udinese perché regolarmente c’è un club che va oltre le proprie dimensioni per tante ragioni. Il tifoso che vuole che il Torino sia sempre in Europa, che ogni tanto vinca il derby, che pratichi un calcio spumeggiante, che non sacrifichi i giocatori migliori non può essere uno del Toro o almeno di questo Toro, al più poteva esserlo del Toro degli anni ’70. E se i tifosi non si mettono in testa questo la contestazione porterà sempre e soltanto a danni peggiori di quelli che già ci sono”.