Vicenza, Abbruscato: "Io, Elvis non canto ma segno e imito tutti"

08.04.2011 12:24 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Radio Sportiva - La Gazzetta dello Sport
Vicenza, Abbruscato: "Io, Elvis non canto ma segno e imito tutti"
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© foto di Federico De Luca

Quel nome è una dolce condanna. Ma lui ormai non ci fa più caso, i compagni di squadra neppure: se i genitori, alternativi e originali quanto basta, avevano deciso di chiamarlo come il mitico Presley, avranno avuto le loro buone ragioni. Elvis Abbruscato, che in effetti da piccolo voleva fare il cantante (dopo aver provato karate, nuoto, atletica, pattinaggio a rotelle...), è un centravanti che, sperando di andare in A col Vicenza, sfoga la sua creatività in tanti modi.

Dicono che sia bravissimo a imitare Cairo. «E´ la mia specialità» . (Si mette a parlare in cairese: il risultato è notevole).

E il presidente come la prendeva? «Non è uno permaloso, era lui stesso a chiederlo. Stava al gioco, perché era un modo per allenare le tensioni che al Toro non mancano mai. Una volta in ritiro ha bussato alla camera di Cioffi, gli ha detto qualcosa e lui ha risposto così: "Dai Elvis, non rompere le palle...". Che figura! E poi le imitazioni sono il modo più facile per scherzare su un mondo gonfiato che si prende troppo sul serio» .

Faccia Maran. «Non sono capace, invece mi riesce bene Zaccheroni» . (E infila una serie di e strette molto romagnole. Sembra davvero Zac).

Dove può arrivare il Vicenza? «La società ci ha chiesto la salvezza: obiettivo raggiunto, e meritavamo di avere qualche punto in più. Ora vediamo, non poniamo limiti alla Provvidenza».

Detto da lei che è molto religioso... «La fede (Abbruscato è un cristiano evangelico e frequenta la chiesa di San Bonifacio, in provincia di Verona, ndr) mi ha aiutato moltissimo quando tre anni fa mi sono rotto la caviglia e ho rischiato di chiudere la carriera. Temevo di non farcela, di non tornare a certi livelli, poi mi sono affidato a Dio, ho ritrovato la serenità. Ho capito che per tutti c´è un piano perfetto»

Un piano perfetto? «C´è un motivo preciso se la mia vita è stata così: è perché Dio ha voluto farmi crescere come uomo» .

E´ vero che finita la carriera vuole fare il contadino? «E´ una mezza idea che ho da tempo: una casa con la terra e gli animali. Ma non faccio progetti, Dio potrebbe avere qualcosa di diverso per me» .

Il suo anno migliore? «Gli anni migliori: quelli di Arezzo» .

La squadra che l´ha deluso? «Il Lecce: speravo di restare dopo aver segnato 14 gol, tra campionato e playoff. Invece Cairo mi ha voluto a tutti i costi. Ma a Torino è stato un ritorno disastroso: l´infortunio, la retrocessione» .

Il suo più forte compagno d´attacco? «Pellissier: con lui al Chievo c´era da divertirsi» .

E a Vicenza? «Mi sono trovato bene un po´ con tutti, ora faccio coppia con Tulli nel 3-5-2. Sono uno altruista, che gioca molto per la squadra. Non vedo differenze tra l´uomo e il calciatore, tra la vita e il campo. Io sono così di carattere, incapace di avere rimpianti o covare invidie e vendette verso qualcuno» .

Con la serie A ha un conto aperto... «Certo, e anche Maran, che avrebbe meritato di arrivarci più volte. Sono in buona compagnia» .