Cairo a ruota libera

31.10.2009 09:22 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: Fabrizio Turco per Espresso
Cairo a ruota libera
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© foto di Federico De Luca

I sogni Da piccolo volevo diventare calciatore ma mi piace il lavoro che faccio. Vorrei solo ogni tanto staccare un po': un obiettivo è riuscire a stare per sei mesi in Argentina Ha raccontato, si è raccontato, si è confidato. E si è divertito. E´ stato un mercoledì diverso dal solito, per Urbano Cairo. Ieri mattina il presidente granata si è presentato puntualissimo in piazza Castello per partecipare a Open Mind, il progetto organizzato dal Comune con l´obiettivo di consentire ai giovani torinesi di conoscere e parlare con ospiti famosi. Cairo ha parlato a ruota libera, ha coinvolto il pubblico, all´inizio per la verità freddino. «Ma di che squadra siete?» ha chiesto il presidente per rompere il ghiaccio. Al che il centinaio di studenti dell´istituto tecnico "Ferraris", e dai professionali "Colombatto" e "Casa di Carità", è esploso in un fragoroso "Juve". Forse gli è sembrato di giocare in trasferta, ma è stato solo un attimo. Il giovane popolo granata, reso più silenzioso dalla ferita della retrocessione, ha preso coraggio con il passare dei minuti, fino alla fila interminabile di autografi e foto-ricordo di fine mattinata. «La svolta della sua vita? Leggere 'Il potere del pensiero positivo´ - dice Cairo che poi sbottona la sacca dei ricordi -. Al liceo ho 'cazzeggiatoì, poi mi son dato da fare all´università, quando ho capito quanto fosse importante studiare per farsi strada nella vita. E così, finita la Bocconi, lessi un´intervista di Berlusconi in cui invitava i giovani che avevano idee interessanti a farsi sotto e io provai a chiamarlo in ufficio. All´inizio fu difficile superare lo sbarramento della segretaria, ma alla fine ci riuscii e iniziai a collaborare con lui».


Il clima, sotto il tendone si alza, e le domande si fanno incalzanti: «Ma lei è di destra o di sinistra?». «Non sto né da una parte né dall´altra. Nella mia vita ho votato tanti partiti politici diversi, ma il punto è un altro. Io sono per una società che dia opportunità a tutti, non per questo o quel partito». L´interesse cresce, proprio come le confidenze: «Da grande avrei voluto fare il calciatore, invece mi ritrovo a fare il presidente». Ma quanto guadagna? «Dipende da come vanno le cose. Da presidente della mia società ho un compenso che è trasparente, di 500 mila euro lordi. Poi ci sono i dividendi: lo scorso anno ho guadagnato bene, ma le mie entrate le ho bilanciate con le perdite del Toro». I temi spaziano a 360 gradi: «Presidente, di cosa ha paura?» «Della morte». «Ma lei fuma?» «No. A 8 anni rubai una sigaretta a mio padre e me la fumai di nascosto in cortile. La respirai, proprio come faceva lui, e per poco non svenni. Da allora il fumo mi fa paura». «Ha mai pensato di cambiare lavoro?» «No, perché mi piace. Però ogni tanto vorrei staccare un po´: ecco, mi piacerebbe farmi sei mesi in Argentina». Il tempo vola, l´incontro va avanti spedito da un´ora e mezza. Si parla dell´attuale Toro («Grande Bianchi). Un tifoso juventino si attira i mugugni dei compagni granata che parlano di Filadelfia: «Però perde sempre il derby» «Quella non è una bella cosa, vorrà dire che dovremo vincere il prossimo».