Lucarelli: "Si sta riscoprendo il valore della famiglia. Campionati da finire"

24.03.2020 20:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tmw Radio e Tmw
Cristiano Lucarelli
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Cristiano Lucarelli

Cristiano Lucarelli, allenatore del Catania ed ex attaccante tra le altre squadre del Torino, ospite di TMW Radio durante 'Stadio Aperto' ha parlato di questo periodo condizionato dal Coronavirus:

Come sta vivendo questi giorni?
"Sono a Livorno e fortunatamente dai miei parenti non ho cattive notizie, questo chiaramente ci dà un minimo di sorriso rispetto a quanto stiamo assistendo. Ci sono famiglie che stanno soffrendo per le tante vittime, quindi ribadisco che rimanere a casa è un dovere di tutti noi. È il sacrificio che ci viene richiesto. Questa situazione l'abbiamo sempre vissuta nei film o attraverso i racconti dei nonni, oggi ci siamo noi al centro. Diventa difficile credere che ci siano soltanto 70 mila contagiati, ce ne sono tanti che non hanno sintomi, magari ce l'ho anche io. Personalmente mi sento in colpa anche quando porto giù i miei tre cani: nessun italiano può tirarsi indietro in questa partita, nessuno dovrebbe fare il furbo". 

Il Virus si espande con tanta velocità...
"Non pensavo potesse espandersi con questa aggressività. Avendo fatto tesoro da quello successo in Cina, pensavo avessimo avuto del tempo per contenerlo. Invece non è stato così, la velocità del virus ha sorpreso tutti. I nostri medici e noi italiani ci siamo mossi meglio e prima rispetto agli altri, ci sono nazioni che hanno sottovalutato la situazione e perso del tempo. Voglio fare anche un elogio a quei dottori e quegli infermieri che hanno pagato con la vita il loro mettersi a disposizione per l'Italia: alcuni si sono sacrificati per gli altri perché all'inizio non si lavorava con le protezioni adeguate".

Come è stato da allenatore gestire il momento?
"Due settimane fa abbiamo giocato a Bisceglie e la mattina c'era la lettera di Tommasi, che chiedeva la sospensione immediata dei campionati. Dopo abbiamo dato il rompete le righe e ci siamo fermati in tempo. Abbiamo tagliato subito la testa al toro. Siamo facilitati a Catania, abbiamo un centro sportivo bellissimo con un albergo all'interno che permetterebbe tante cose. Ora mi auguro che i giocatori stiano rispettando le disposizioni nelle rispettive abitazioni".

Cosa dovrebbe fare adesso il mondo del calcio?
"La salute viene prima di tutto, però è anche vero che la macchina calcio si muove anche grazie agli sponsor e alle tv. C'è un carrozzone economico a supporto del movimento. Intorno a noi, che siamo una società di Serie C, vivono per esempio circa 200 famiglie che mangiano con il calcio. Gli stipendio di gennaio e febbraio ancora non ci sono arrivati e molti giocatori prendono sui mille e cinquecento euro: la C è più vicina al dilettantismo, la A è un'altra realtà. Si dovrà trovare il giusto compromesso: giusta la sospensione, ma non si può spegnere così all'improvviso. Mi viene detto che l'input è quello di finire la stagione, in qualsiasi data si ricomincerebbe e mi trovo d'accordo. Altrimenti il rischio è di paralizzare anche la prossima stagione con tutti i ricorsi che le società presenterebbero".

La cosa più buffa fatta in casa?
"Sono andato via di casa a 16 anni, quindi ho sempre saputo cucinare. L'altro giorno mi sono messo a disposizione e ho fatto un risotto alla parmigiana: tutti mi hanno detto che era buono. In questo dramma, si è riscoperto il valore della famiglia e dei figli. Io lavorando a Catania, ci sto sempre poco: era da tempo che non mangiavo con loro a pranzo e cena".