Ma Cairo crede in questo Torino?

La risposta a quanto il presidente veramente creda negli obiettivi prefissati e nel valore della squadra arriverà nel mese di gennaio.
29.12.2019 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Urbano Cairo
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Urbano Cairo
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

I segnali derivanti dalle azioni sono, quasi sempre, più eloquenti di qualsiasi parola. E Cairo nell’agire o nel non agire a gennaio nel mercato in entrata dimostrerà se ancora crede oppure no negli obiettivi del Torino e nel valore dell’attuale rosa. Non va dimenticato che l’obiettivo, che era stato dato dallo stesso presidente, per questa stagione era di fare meglio del settimo posto dell’anno scorso. Il significato è, quindi, uno solo: piazzarsi dal sesto posto in su.

L’attuale classifica dice che il Torino ha 21 punti ed è al decimo posto in coabitazione con il Milan e che il settimo (l’ultimo utile per i preliminari d’Europa League solo nel caso che a vincere la Coppa Italia sia una squadra che in campionato si piazza fra le prime sei), occupato dal Parma, dista quattro punti, il sesto (che porta anch’esso alla fase di qualificazione all’Europa League oppure ai gironi sempre che la vincitrice della Coppa Italia sia già qualificata per la fase a gironi della Champions o dell’Europa League), dove ora c’è il Cagliari, è lontano otto lunghezze e, infine, il quinto (unico a garantire l’accesso alla fase a gironi dell’Europa League), in questo momento appannaggio dell’Atalanta, è distante dieci punti. A due giornate dalla fine del girone d’andata la situazione del Torino non è rosea, ma neppure si può dire che non possa già più lottare per raggiungere l’obiettivo stagionale.

Due anni fa quando Cairo esonerò Mihajlovic subito prima dell’inizio del girone di ritorno il Torino era al decimo posto insieme alla Fiorentina ed aveva 23 punti e al settimo posto c’erano Atalanta e Milan con 24, al sesto la Sampdoria con 27 e al quinto la Lazio con 33, con queste ultime due che avevano disputato una partita in meno. Il Torino era a due punti dal settimo posto, a quattro dal sesto e a dieci dal quinto. Una situazione analoga all’attuale. In quella sessione di mercato invernale non fu preso nessun giocatore per rinforzare la rosa e la squadra chiuse il campionato al 9° posto con 54 punti, insieme alla Sampdoria, a meno quattro dal settimo (Atalanta), a meno dieci dal sesto (Milan) e a meno diciotto dal quinto e dal quarto (rispettivamente vi si collocarono Lazio e Inter). In quell’occasione il non arrivo di alcun rinforzo fu giustificato dal fatto che il neo allenatore Mazzarri voleva valutare i giocatori a disposizione e che prendere qualcuno tanto per farlo non aveva senso. Alla fine della stagione rimase l’amaro in bocca perché il Torino con qualche rinforzo a gennaio al settimo posto ci sarebbe potuto arrivare, avrebbe dovuto disputare i preliminari d’Europa League, ma comunque una chance di giocare in Europa l’avrebbe avuta.

Adesso che si sta riproponendo una situazione analoga dipenderà solo dal presidente Cairo decidere se sfruttare oppure no la finestra di mercato di gennaio per rinforzare la squadra. Una cosa però è certa: se non saranno presi giocatori il segnale che manderà Cairo sarà che non crede che questo Torino possa lottare per l’Europa e di conseguenza non investe per migliorare la squadra, che con i risultati altalenanti che ha avuto finora ha dimostrato di avere delle lacune. Qualunque discorso postumo sul fatto che la squadra sulla carta è sufficientemente valida per raggiungere gli obiettivi  suonerà solo come una giustificazione per non aver preso rinforzi così come ripetere a modi mantra che a gennaio i giocatori validi non vengono ceduti da chi li ha e che prendere qualcuno tanto per farlo non ha senso. Se si vuole rinforzare la squadra basta non tergiversare nell’individuare i giocatori che servono e intavolare le trattative per prenderli senza aspettare l’ultimo giorno di mercato.