Quando la partita va male Mihajlovic cambia e prova ad aggredire

I granata non riescono ancora a esprimere tutto il potenziale. Errori individuali, infortuni e un’intesa non perfetta sono alla base delle due sconfitte, ma è il centrocampo a dover dare di più.
14.09.2016 10:55 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Quando la partita va male Mihajlovic cambia e prova ad aggredire
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

C’è una costante nelle due sconfitte del Torino: la volontà del suo allenatore Mihajlovic di dare una scossa ai suoi e al match, ma finora i suoi tentativi sono risultati inutili. Il modulo del Torino è il 4-3-3, ma sia con il Milan sia con l’Atalanta l’allenatore granata nella ripresa ha tolto un centrocampista per inserire un attaccante passando al 4-2-4 poiché si rendeva conto che il Torino non era abbastanza propositivo in attacco. Mossa, invece, non adottata con il Bologna perché la squadra stava vincendo e dominando l’avversario che era incapace di reagire. Il cambio del modulo ha due valenze: proiettare in avanti il gioco in modo da alleggerire la pressione in difesa e dare un segnale forte prima di tutto ai suoi stessi giocatori e poi anche agli avversari.

A una prima valutazione si potrebbe pensare che il problema riguardi gli attaccanti, ma non è del tutto così poiché di conclusioni il Torino ne ha fatte abbastanza, 14 contro il Milan delle quali 5 in porta realizzando 2 gol e 10 contro l’Atalanta delle quali 7 in porta realizzando 1 gol. Non sono numeri deficitarii se si pensa che i rossoneri hanno effettuato 8 tiri dei quali 6 in porta e messo a segno 3 reti e i nerazzurri 16 dei quali 4 in porta e segnato due reti. Al più si può dire che il Torino deve imparare a capitalizzare ancor meglio le occasioni che crea, ma non è così scarso nell’arrivare al tiro in porta. Un’ottima capitalizzazione l’aveva fatta nella gara con il Bologna quando effettuò 16 tiri e 12 dei quali indirizzati in porta con 5 gol fatti, mentre i rossoblù di tiri ne avevano collezionati 7 tre in porta e 1 centro.

Il problema allora dove sta? Un po’ hanno sicuramente influito le assenze per infortunio di Ljajic e poi di Belotti in attacco. Il serbo già nel primo tempo della partita con il Milan aveva dovuto lasciare il campo per infortunio, accidente ricapitato poi anche contro il Bologna che l’ha mandato definitivamente ko, mentre il “Gallo” ha dato forfait dalla gara con l’Atalanta. Non basta questo, però, a spiegare il fatto che Mihajlovic abbia cambiato il modulo togliendo sempre un centrocampista e fa sospettare che il nodo stia proprio in mezzo al campo dove manca qualche cosa. Manca sicuramente qualità e non è bastato l’arrivo di Valdifiori che ha preso il posto di Vives. Benassi, Acquah, Beselli e Obi - lasciando da parte i giovani Lukic, Gustafson e Aramu, quest’ultimo può essere utilizzato anche in attacco – non riescono ancora a essere veramente incisivi. Non ci sono dubbi che sappiano fare giocate di buon livello, ma le alternano a incertezze, errori nei passaggi e parziale visione del gioco sia in fase offensiva sia difensiva. Questo purtroppo incide e non poco sul gioco della squadra e sui risultati, sicuramente non è solo colpa loro perché non sono mancati, anche con il Bologna, errori da parte dei difensori, ma avere un centrocampo che scarseggia in concretezza e a volte in determinazione diventa una zavorra. Lavorare su difesa e attacco per eliminare gli errori individuali e migliorare l’intesa aiuterà sicuramente, ma tocca ai centrocampisti garantire un apporto maggiore per alzare l’asticella in campo e non solo a parole, altrimenti non basterà a Mihajlovic aggiungere attaccanti per provare a ribaltare l’andamento di certe partite.