Servono progetto, autorevolezza e soldi per comprare i giocatori

Per tornare in A servono calciatori adeguati al modulo di gioco. Aggiudicarseli, strappandoli alla concorrenza, è possibile se si offrono contratti in linea con il loro valore. Concedere tempo agli indecisi è sinonimo di scarsa autorevolezza.
02.07.2011 11:03 di  Elena Rossin   vedi letture
Servono progetto, autorevolezza e soldi per comprare i giocatori
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I casi di Meggiorini, Glik e Strasser e poi Grazzi e anche Rubin sono emblematici. Per i primi tre il Torino ha raggiunto un accordo con il club di appartenenza perché passino in granata, ma si attende che i giocatori accettino di giocare in serie B. Il caso di Gazzi è diverso perché, oltre a capire se il calciatore è disposto a giocare in serie B, il Bari, società per la quale è tesserato, chiede 3 milioni di euro e questa cifra è ritenuta decisamente alta non solo dal club granata, ma anche da Atalanta, Cagliari, Fiorentina e Roma, tutte squadre interessate a lui. Ancora differente è il discorso per Rubin che è di proprietà del Torino, però aspirerebbe a giocare in serie A come è avvenuto lo scorso campionato che ha indossato la maglia del Bologna. Qui non si sta parlando di Messi, Diarra, Sanchez o Cavani, ma di giocatori che possono essere titolari o in squadre di medio-bassa classifica di serie A o di alta classifica di B. Quindi il fatto che legittimamente aspirino a militare in serie A è comprensibile, ma che tengano in sospeso il Torino con il rischio che alla fine dicano di no, facendo perdere tempo alla società granata e costringendola poi a virare su altri calciatori, non va bene. Giocare una stagione in serie A e alla fine magari retrocedere o giocare in B ed essere promossi in A in fin dei conti non fa tutta questa gran differenza. Se ci sono dubbi i motivi sono di altra natura: progettuale ed economica.

Il Torino negli anni ha progressivamente perso appeal e i fatti sopra citati lo dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio. Ora è doveroso da parte di Cairo restituire con ogni mezzo a se stesso e al Torino la giusta autorevolezza. Per farlo ovviamente non deve strapagare i giocatori, perché questo sarebbe solo sintomo di dabbenaggine, ma impostare un progetto che, indubbiamente con l’arrivo di Ventura e del nuovo staff sanitario, ha iniziato a prendere corpo e che deve proseguire dimostrando decisione in fase di trattative. Quando un giocatore interessa offrire alla società il giusto prezzo per comprarlo e al calciatore un ingaggio in linea con il suo valore, se arriva subito il sì bene, altrimenti immediatamente passare a trattare un altro giocatore. Certo che se ai tavoli delle trattative ci si siede soltanto per ottenere in prestito i giocatori e tutt’al più arrivare a delle comproprietà non si può poi pretendere di essere presi in gran considerazione.

Piazzare all’inizio del mercato un paio di colpi in ruoli chiave che siano in linea con le richieste dell’allenatore è sicuramente il viatico migliore per proseguire nell’allestire la rosa. Ebagua, Antenucci e Coppola sicuramente sono adeguati al modulo di gioco di Ventura, ma per far si che la squadra inizi ad assumere una consistente fisionomia è fondamentale inserire i centrali di centrocampo per poi procedere con gli esterni e rafforzare la difesa. Mancano dodici giorni alla partenza per l’inizio del ritiro a Sappada, non sono pochi, ma non abbastanza per tergiversare altrimenti si rischia che gli affari sfumino; qualche euro speso oggi potrebbe anche rivelarsi buttato dalla finestra, però anche un investimento fruttifero per il futuro: chi non risica non rosica!