ESCLUSIVA TG – Pistocchi: “Dal Toro mi aspettavo qualcosa di più. Mazzarri deve dare certezze alla squadra”

10.10.2019 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Maurizio Pistocchi
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Maurizio Pistocchi

Maurizio Pistocchi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Pistocchi è giornalista televisivo e dal 1986 lavora a Mediaset e attualmente fa parte della redazione News Mediaset. Con lui abbiamo fatto un primo bilancio sull’avvio di stagione del Torino.

Dopo sette giornate il Torino ha dieci punti frutto di tre vittorie, un pareggio, tre sconfitte e dieci gol fatti e altrettanti subiti. Che primo bilancio si può fare?

“Devo dire francamente che dal Torino mi aspettavo qualcosa di più perché ha avuto un inizio di stagione che dal punto di vista del gioco è stato altalenante e dal punto di vista dei risultati ancora peggio. Il Toro ha vinto l'ultima partita con il Milan, partita importante ma nella quale ha giocato male. In precedenza aveva vinto con Sassuolo e Atalanta, ma aveva perso con il Lecce e con la Sampdoria e poi perso di nuovo con il Parma in modo rocambolesco e pareggiato con il Napoli. La crescita di questa squadra, a mio modo di vedere, doveva partire da dei presupposti tecnici un po' più solidi. Se si fa il 3-4-1-2 come quello che ha fatto Mazzarri l'anno scorso e anche quest'anno bisogna giocare con due attaccanti e non ha senso poi in alcune partite escludere una delle due punte giocare e giocare con una punta sola più Berenguer. Mi aspettavo una crescita maggiore. Forse sul Toro ha influito anche la doppia sconfitta in Europa League nei play-off con il Wolverhampton, due partite nelle quali ha commesso un sacco di errori  difensivi. Può essere che in quelle circostanze i giocatori abbiano perso un po' di fiducia nelle cose che fanno durante la settimana per preparare la partita. Siamo però, per fortuna, solamente agli inizi e c'è ancora molto tempo per recuperare, l'importante è Mazzarri abbia le idee chiare e che abbia il coraggio anche di rischiare qualche cosa in più. L'impressione che ho avuto e che anche domenica nella partita con il Napoli la squadra si sia soprattutto preoccupata di non perdere”.

Con i giocatori che acquistano una forma migliore, i rientri dagli infortuni di Ansaldi e Falque, gli innesti di Verdi e Laxalt, le tante bocche di fuoco in attacco e una difesa che è tornata ad essere diretta da Nkoulou quante possibilità ha di crescere il Torino. Oppure l’andamento altalenante è un problema endemico?

"Credo che anche le variazioni fatte da Mazzarri non abbiano finora contribuito alla crescita dal punto di vista tecnico della squadra, nell'ultima partita con il Napoli ha giocato con il 4-3-2-1 mentre nelle altre partite aveva giocato con la difesa a tre. I giocatori sono particolari e hanno bisogno di certezze, quindi, hanno bisogno di sentire che quello che fanno è condiviso dal gruppo e che ci crede anche l'allenatore. Diciamo che è un po' la situazione che ha vissuto quest'anno anche il Milan: si è trovato nella stessa situazione infatti è partito con una disposizione e con un'idea di calcio e poi in corsa l'ha variata. Il Torino ha fatto la stessa cosa, è partito con la difesa a tre, quattro centrocampisti, un trequartista e due punte e poi nell'ultima partita è passato al 4-2-3-1. Insomma non è poi verissimo, come dicono alle volte certi allenatori, che quello che conta è la mentalità perché altrimenti basterebbe la mentalità per ottenere sempre le stesse prestazioni, invece, le prestazioni variano anche a seconda della disposizione in campo perché è un giocatore che rende in un ruolo r in una determinata posizione non rende in un'altra posizione oppure rende di meno. Ricordo che negli anni sessanta Brera era convinto che Facchetti fosse un centravanti e convinse Helenio Herrera a schierarlo da centravanti e l'Inter pareggiò zero a zero e Facchetti non toccò palla così la partita successiva tornò a giocare da terzino. Questo per dire che è molto importante è che le scelte di Mazzarri siano condivise dal gruppo e che diano certezze al gruppo perché altrimenti invece di dare certezze creano incertezze in quanto il gruppo non si sente convinto al cento per cento di quello che si fa. Una delle qualità che ha il Toro è il gioco sulle fasce laterali, infatti, è  la prima squadra del campionato per il numero di cross, 64, e se si hanno questi numeri, a mio modo di vedere, bisogna giocare con due attaccanti e, forse, il 4-4-2 sarebbe la disposizione ideale per la squadra oppure bisogna mettere gli esterni nella posizione di poter assicurare la fase difensiva e quella offensiva. Insomma, c'è da lavorare. Siamo agli inizi e non bisogna essere eccessivamente critici perché poi anche l'anno scorso il Toro ha attraversato dei periodi di difficoltà però alla fine aveva trovato la sua identità. Il Torino, secondo me, è una buona squadra, anche se praticamente quest'estate non ha fatto mercato. Bisogna fare delle valutazioni su quelli che sono i giocatori della rosa e penso che Mazzarri dovrebbe far giocare di più, per esempio, Millico che è un ragazzo che mi piace molto ed ha molta personalità per cui meriterebbe di fare più presenze e poi per il resto, visto che l'anno scorso alla fine il risultato che il Torino si proponeva è arrivato, bisogna dare fiducia alla squadra e all'allenatore avendo però molto chiaro in testa quello che dicevamo prima cioè bisogna che si diano certezze al gruppo. E le certezze si danno anche senza fare tanti calcoli ed essendo convinti dei propri valori. Io ho ancora negli occhi le bruttissime partite con il Lecce e con il Milan, quest'ultima alla fine è stata vinta. però, il primo tempo è stato veramente imbarazzante. Quella con il Lecce addirittura più imbarazzante di quella con il Milan e se non ricordo male in quell'occasione il Torino giocò con il 3-5-2 e nel primo tempo in attacco con Berenguer al fianco di Belotti. Trasferire un gruppo di giocatori delle certezze delle sicurezze non è facile però è il compito dell'allenatore. Nessun altro lo può fare, i dirigenti non sono dentro lo spogliatoio, non vivo il campo e hanno un altro ruolo e devono fare le scelte in estate. Adesso spetta a Mazzarri ottenere da questo gruppo quello che ha le possibilità di fare".

Prima parlava di Millico, ma riuscire a trovare spazio a un ragazzo giovane quando in squadra ci sono Belotti, Verdi, Falque e Zaza più altri giocatori con caratteristiche offensive è difficile perché non si può giocare con cinque o sei attaccanti. Ha ragione Mazzarri quando dice che la rosa è da sfoltire oppure in previsione di cali di forma, squalifiche o peggio ancora infortuni è meglio avere più giocatori?

“Penso che la rosa ideale sia composta da 24 giocatori, due per ogni ruolo più il terzo portiere e un ragazzo scelto fra quelli della Primavera che sia di prospettiva com'è nel caso di Millico. E Millico dovrebbe avere lo spazio che si può riservare a uno con quelle qualità cioè andare in panchina visto che c'è posto e avere la possibilità di giocare il quarto d'ora i venti minuti. Io ho avuto l'esperienza nel settore giovanile alla fine degli anni settanta quando ero al settore giovanile del Cesena come dirigente accompagnatore. L'allenatore della prima squadra di quei tempi era Bagnoli e faceva questo, c'era un centravanti della Primavera che si chiamava Mauro Babbi e il Cesena in quegli anni giocava in serie B e lui che era il centravanti titolare della Primavera la domenica veniva convocato, spesso andava in panchina, ma fece anche qualche partita segnando anche dei gol. Un ragazzo di prospettiva se continua a giocare sempre con i pari età non cresce mai perché non acquisisce quelle conoscenze quella malizia che servono per essere titolare e per giocare in prima squadra. Quindi, credo che questa sia un'impostazione che deve arrivare anche dalla società, con gli allenatori si parla, con gli allenatori si discute e gli si dice che dare spazio in prima squadra un giovane è un'operazione che può dare anche plusvalore. Un ragazzo come il Millico che è cresciuto nel settore giovanile è un ragazzo che finito un certo tipo di percorso può o essere ceduto per una cifra importante oppure diventare una colonna del Toro. Una volta nel Toro giocavano calciatori arrivati dal vivaio, mentre adesso sono un po' di anni che si fa fatica ad averne per la prima squadra. Per quello che ho letto sui giornali mi sono fatto l'idea che Mazzarri a gennaio voglia accedere Edera, Parigini, Millico e un difensore. Non lo so, io personalmente se fossi un dirigente cercherei di valorizzare il patrimonio che mi sono creato allevano dei giocatori. Capisco che allenatori come Mazzarri vogliano avere giocatori esperti, giocatori che sanno già tutto, ma se questi ragazzi non fanno mai esperienza come fanno a diventare giocatori esperti? È un cane che si morde la coda".

Tenuto conto in generale dell'andamento delle squadre di Serie A, il Torino come si colloca visto che è sì al nono posto, ma è distante solo due punti dalla Roma che è quinta?

“Per quello che ho visto io questo è un campionato dove c'è una squadra che è di un'altra categoria, la Juventus, poi ci sono l'Inter e il Napoli che in un modo o nell'altro, pur essendo inferiori abbastanza nettamente rispetto alla Juve, hanno delle potenzialità e poi ci sono tutte le altre. E tutte le altre sono in una bagarre dove può succedere di tutto nel senso che io non vedo il Toro molto inferiore alla Roma o alla Lazio. L'Atalanta sta vivendo un momento particolare, un momento di grande freschezza fisico-atletica dopo le difficoltà che ha avuto all'inizio della stagione. È sicuramente una squadra che un'identità molto forte, molto evidente. Il Toro in questo momento ha meno identità dell'Atalanta ed è su questo che deve lavorare Mazzarri, però a mio modo di vedere dal punto di vista dell'organico Torino, Roma, Atalanta e la Lazio sono tutte squadre che sono più o meno in grado di lottare per le coppe europee e per una posizione di prestigio in classifica".

Esclude quindi il Milan dalle concorrenti per questi obiettivi?

“Il Milan non ha avuto neppure il coraggio di difendere le sue scelte estive, quindi, come può inserirsi in un discorso più importante? Un po' di giorni fa Giovanni Galeone intervistato ha detto che il Milan è da settimo posto e devo dire che sia una tesi abbastanza condivisibile e non credo che l'acquisizione di un allenatore come Pioli, che ha avuto grandissimi problemi in questi ultimi anni con esoneri a ripetizione e grosse difficoltà dal punto di vista tecnico possa in un certo senso migliorare la situazione, comunque staremo a vedere che cosa riuscirà a fare. Il Toro, come dicevo, con Roma, Atalanta e Lazio è in grado di lottare per le coppe europee e per una posizione di prestigio in classifica se gli saranno date quelle certezze di cui ha bisogno".