Gianni Bui a TG: “Non ho mai più incontrato in carriera un uomo come Ferrini”

L'ex attaccante si è reinventato pittore dopo la carriera da calciatore.
13.12.2019 07:02 di  Marina Beccuti  Twitter:    vedi letture
Gianni Bui a TG: “Non ho mai più incontrato in carriera un uomo come Ferrini”
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Ha tante cose da raccontare Gianni Bui, un giocatore che ha vissuto pagine di storia granata importanti, anche se lo scudetto, quello scudetto, l’ha solo annusato. Ma ha capito cos’è il mondo granata, qualcosa di diverso nell’universo calcistico.

Per lui i tifosi avevano coniato un coro: “E’ lui, è lui, è Gianni Bui…”.

Come accoglieva quel coro?

“E’ una cosa che non dimentico, una sensazione molto particolare, sentivo il riconoscimento del pubblico, mi caricava. Sono arrivato dal Verona che avevo trent’anni e sono rimasto fino al ‘74, mi ero adoperato ad aiutare Pulici e Graziani, quando mi sono accorto che erano diventati troppo bravi sono andato via. Sono stato con una grande squadra, ero compagno di camera di Giorgio Ferrini, persone così non ne ho mai più incontrate, gente come Castellini, Cereser, Puja. Fu un momento particolare, facemmo subito gruppo, vincemmo sei derby, ne perdemmo uno solo, gol di Furino, e uno lo pareggiammo per 3-3. Il Toro ti rimane dentro. Ho giocato in altri club importanti, come la Lazio, il Bologna, ma non ho mai visto il tifo che c’è in granata, ancora adesso mi chiamano, gli ex compagni, i club. Non credo che nelle altre società succeda questo”.

Adesso è diventato anche pittore, una passione scoppiata tardi, ma che aveva nel sangue da tempo…

Mi diverto a pitturare, non mi considero un pittore. Ho fatto appena due mostre, quella di Nichelino nella scorsa sestate, e l’ultima a Borgo San Dalmazzo. Non credevo nemmeno che piacessero così i miei quadri, che sono di stampo astratto. Nel Verona, invece di giocare a carte con i compagni, mi dilettavo a disegnare, all’epoca ci allenava Liedholm, che veniva dame e parlavamo di arte. Passavo così il mio tempo libero. Non dipingo a olio, bensì ad acrilico. Ho venduto una decina di quadri, il ricavato va in beneficenza, almeno è utile a qualche cosa. Chi pensa a vendere i miei quadri è Cereser, io sono pigro, non amo muovermi molto”.

Ci dica ancora qualche cosa di Ferrini, considerato il Capitano con la c maiuscola, secondo solo a Valentino Mazzola.

“Era una persona sincera, piena di calore, di qualità eccezionali, mai conosciuto uno come lui, impossibile non amarlo, faceva molto per gli altri. Ci sono rimasto molto male quando ho saputo della sua scomparsa. Si vede che era troppo buono per stare qui in terra con le altre persone, in questo mondo un po’ difficile”.

Ha conosciuto Meroni?

“No, ma ci giocai contro, quando successe la disgrazia ero a Verona. Anche lui amava dipingere, era molto bravo. Ho saputo che una persona ha comprato un mio quadro e l’ha messo vicino a quello di Meroni. Mi ha fatto piacere essere affiancato a lui, che era senza dubbio più bravo di me”.  

Il Toro in fondo è arte, è molto legato questo ambiente a libri, canzoni, opere d’artista.

Non riesco a spiegare cosa lega il Toro a l’arte, se non che il Toro ha quel qualche cosa in più che riesce a trasmetterlo agli artisti. Bisogna essere bravi, perché con il Toro bisogna dare sempre il massimo. Quando giocavo io, noi calciatori eravamo più ingenui, si prendevano più botte. Ho subito tante operazioni e infortuni. Ma c’era tanta passione nel fare le cose”.  

Segue ancora il calcio?

Poco adesso. Ma ho fatto l’osservatore per le varie nazionali. Vede in Italia ci sono tanti bravi ragazzi, che però non possono emergere, perché chiusi dai troppi stranieri. Non mi piace questo sistema. Ho girato il mondo per Trapattoni e Lippi, ma ci sono troppi stranieri, vorrei vedere più italiani. Ci sono più agevolazioni a far entrare tutti questi stranieri. E anche il mercato, dovrebbe essercene uno solo all’anno. Non è serio che un giocatore affronti una squadra e poi magari ne fa parte pochi mesi dopo”.  

Domenica si affrontano due squadre con cui ha giocato, quelle che più le sono rimaste nel cuore.

“In particolare tifo per il Toro, anche se il Verona mi è rimasto nel cuore, soprattutto per i ricordi legati a Liedholm, il più bravo allenatore che ho conosciuto. Questa partita mi incuriosisce. Allo stadio non ci vado più, guardo le partite da amici- Penso che sarà dura per il Toro, però adesso può fare bene, la palla è rotonda, sono gli episodi a fare la differenza. Credo che il Toro abbia passato il momento difficile. Può fare bene in stagione”

Da attaccante ad attaccante, cosa pensa di Belotti?

“Che è un grande, un vero toro da come aggredisce l’area, ha tecnica e grinta. Oggi gli attaccanti tirano meno? Ci sono allenatori che vogliono altre cose. Il calcio è bello e semplice ma anche complicato se si cercano cose particolari, che poi magari non sempre riescono. Questo però è il bello del calcio”.