Massimiliano Favo: "Il Palermo a Torino deve giocare per vincere, ma sarà dura"

02.03.2013 13:15 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Tuttomercatoweb.com
Massimiliano Favo: "Il Palermo a Torino deve giocare per vincere, ma sarà dura"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Abbiamo intervistato in esclusiva Massimiliano Favo, ex calciatore che ha giocato nel Palermo dal 1989 al 1994, attualmente allena l’Ancona. Con lui abbiamo parlato della sua ex squadra e di quella che sta allenando.

Al Palermo non è bastato il pareggio con il Genoa per abbandonare l’ultimo posto in classifica, con il Torino ultima possibilità per provare a rincorrere la salvezza?
“Non è l’ultima spiaggia perché ci sono ancora tante partite alla fine del campionato, però il problema del Palermo è che ha cambiato molti allenatori e giocatori e in questi casi non è mai facile trovare il filo del gioco, i calciatori sono disorientati e la piazza non è felice, io vi ho giocato cinque anni e conosco l’ambiente. Le problematiche sono legate a tutti questi cambiamenti e chi ha giocato a calcio lo sa, anche se Gasperini è un ritorno non bisogna dimenticare che gli allenatori hanno bisogno di tempo per lavorare e tutto ciò non fa bene alla squadra. Domani sarà una delle peggiori partite che il Palermo affronta perché il Torino di Ventura è una delle squadre che gioca meglio a calcio e ha una fisionomia ben determinata e collaudata”.

Oltretutto il Torino avrà il dente avvelenato per la partita con il Cagliari visto come è maturato il risultato con due rigori a sfavore e due espulsioni.
“Il Palermo non segna molto e subisce anche parecchi gol, la partita è molto delicata. L’unica cosa positiva è che Gasperini era stato esonerato solo tre giornate fa e quindi sa dove mettere le mani e mi auguro come ex capitano del Palermo che la squadra possa fare risultato, anche perché se da una parte ci sono ancora parecchie partite dall’altra i punti fin qui conquistati sono pochi e c’è assoluto bisogno di vincere perché il solo pareggiare in questo momento può non essere un risultato favorevole. Il Palermo deve giocare il tutto per tutto per provare a portare a casa l’intera posta in palio, non sarà facile, ma ci deve provare”.

In questo momento quali sono le difficoltà maggiori per il Palermo tenendo conto che dal mercato di gennaio sono arrivati giocatori anche di esperienza e che erano stati avvallati da Gasperini?
“Anche se sono arrivati giocatori d’esperienza non è facile ambientarsi, lo stesso Platini appena arrivato in Italia all’inizio fece fatica. Paradossalmente lo stesso fatto di aver cambiato molti giocatori comporta dei problemi anche se chi è arrivato è bravo e adatto alla categoria. Il Palermo ha problemi oggettivi in attacco e prende quasi sempre gol e ha spesso cambiato modulo in base agli allenatori che ha avuto. E’ vero che il mercato è stato fatto in base al modulo di Gasperini ed è per questo che dicevo che saprà sicuramente dove mettere le mani, nella speranza di poter ottenere delle vittorie subito perché di tempo ce n’è sempre meno e in più la classifica piange. A tutto questo va sommato lo scetticismo della piazza che è sempre molto attaccata ai giocatori, ma in questo momento è disorientata dall’atteggiamento della società, dove anche lì in un anno sono cambiati continuamente direttori sportivi e generali e questo comporta ulteriore disorientamento per la squadra e la tifoseria e non crea un ambiente positivo. A queste problematiche oggettive si aggiunge la rivalità con il Catania che in questo momento sta facendo bene e si sa che quando si gioca nello stesso campionato e i rossoazzurri sono in una posizione di classifica molto buona, mentre il Palermo no, tutto diventa ancora più difficile”.

E’ vero che il Palermo ha subito parecchi gol, ma adesso in porta c’è Sorrentino che è un estremo difensore di valore. Il problema è nella difesa o nella fase difensiva della manovra?
“Quando si subisce un gol la colpa non è mai solo del portiere, prima dell’arrivo di Sorrentino si era puntato il dito contro Ujkani, ma il problema non era lui bensì la fase difensiva e infatti hanno cambiato più volte modulo. Avere un portiere affidabile è positivo, ma non basta quando ci sono problematiche di diversi tipi. Il portiere è il baluardo finale di molteplici situazioni che si vengono a creare durante la partita e magari ci si rende conto della sua maggiore o minore bravura quando commette una papera molto evidente, ma non credo che i gol subiti o evitati siano solo demerito o merito del portiere”.

All’andata la partita finì zero a zero, ma il Palermo tenne sotto assedio il Torino, infatti Gillet fu il migliore in campo, e dal punto di vista del gioco fu positiva. Oggi il Palermo è molto cambiato, ma è da quella prestazione che deve prendere spunto?
“Può essere che il modo di stare in campo del Torino si combini con quello del Palermo e che si trovino delle contrapposizioni giuste e questo potrebbe risultare un dato a favore dei rosanero, però giocare con il Torino è sempre molto difficile, la squadra granata ha trovato una quadratura importante e ha un gioco molto arioso e gli esterni sono sempre molto pericolosi e quindi il Palermo dovrà trovare le contromosse adeguate. Sabato scorso il Palermo, secondo me, avrebbe meritato la vittoria con il Genoa perché le occasioni migliori è stato lui a produrle, però non è riuscito a segnare sebbene la squadra sia stata agonisticamente brillante e cattiva il giusto. Anche per questo non ho capito l’esonero di Malesani visto poi che il Genoa si è rinforzato parecchio nel mercato di gennaio ed è una buona squadra. Speriamo che con Gaperini, che è un allenatore capace e di spessore, il Palermo possa riuscire a fare quel quid di risultati che gli permettano di uscire dalla zona retrocessione perché una piazza come quella di Palermo con un grande numero di abitanti e con una grande storia alle spalle è giusto che rimanga in serie A. Miccoli è l’uomo di spessore che può cambiare gli equilibri in campo e obiettivamente in questo momento il Palermo ha bisogno di giocatori come lui che sa segnare contro qualunque avversario, per questo bisogna affidarsi a lui”.

Parliamo un po’ dell’Ancona che è quinto in classifica e a dieci punti dalla prima, il vostro obiettivo sono i play off?
“Sono subentrato alla guida della squadra a fine novembre quando c’erano dei problemi perché l’obiettivo era quello di vincere il campionato, tra l’altro in questo momento i punti che abbiamo sono virtuali perché siamo in attesa di sapere le decisioni del giudice sportivo in merito a una questione relativa a un tesseramento di un giocatore (Luca Bellucci che prima giocava nella Vis Pesaro, poi è passato fra i professionisti al Teramo per infine tornare in serie D all’Ancona, ndr) e questo potrebbe costarci la penalizzazione di qualche punto (uno per ogni gara disputata da Bellucci con l’Ancona, ndr). La società e la città sono importanti e per questo l’intenzione è quella di salire di categoria; tre anni fa prima del fallimento l’Ancona disputava il campionato di serie B e il presidente, che è uomo di spessore sta cercando di riportare questa squadra dove le compete, però non è facile perché spesso quando si ha il blasone è ancora più complesso giocare fra i non professionisti. Le strutture sono di livello, la tifoseria è molto vicina alla squadra e quindi bisogna sbagliare il meno possibile per riuscire nell’intento. Il nostro obiettivo sono i play off e poi vedere che cosa accadrà anche perché il prossimo anno ci sarà la riforma della Lega Pro e bisognerà capire se magari per il blasone dell’Ancona si potrà rientrare fra i professionisti”.