Il Torino è inchiodato sempre sugli stessi errori e difetti: non se ne può più!

La sconfitta con il Sassuolo ha riportato a galla tutti i problemi che la squadra palesa da inizio stagione e che già c’erano anche nella passata.
19.01.2020 08:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Walter Mazzarri
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Walter Mazzarri
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Ci risiamo, ancora una volta il Torino si è auto-flagellato è ha gettato al vento punti, era andato in vantaggio e alla fine ha perso, ha mancato la possibilità di confermare i risultati ottenuti in precedenza, vittorie con Bologna e Roma, e di consolidare o anche migliorare la propria posizione in classifica, ottavo posto a due lunghezze dal sesto, per non palare di ridare speranze a un avversario in un periodo negativo. Questa volta a beneficiarne è stato il Sassuolo che si è intascato tre punti, meritati, e che arrivava da tre sconfitte consecutive e nelle precedenti sette partite aveva ottenuto solo tre punti e non vinceva dal’8 novembre. In precedenza le sconfitte più clamorose frutto di prestazioni sciagurate erano state con Lecce, Sampdoria, Udinese e Spal.

Mazzarri e i giocatori l’hanno combinata grossa, tanto più perché sono incappati in errori e difetti visti e rivisti e non solo in questa stagione. Scelte sbagliate nelle sostituzioni. Squadra incapace di chiudere la partita sfruttando le occasioni da gol che ha creato. Difficoltà a uscire in palleggio. Palloni persi malamente. Incapacità a ripartire. Mancati raddoppi. Problemi nel gestirsi quando l’avversario pressa. Giro palla lento e prevedibile che consente agli avversari di sistemarsi bene in difesa e di chiudere le linee di passaggio. Inabilità nel saltare l’uomo e creare la superiorità numerica in attacco. Giovani poco tenuti in considerazione. Giocatori tenuti ai margini e messi sul mercato seppur altri non sfoderino prestazioni positive. Verdi non stava facendo bene, ma toglierlo (54’) per far giocare Laxalt fuori ruolo, da mezzala e non da esterno, non ha senso e, infatti, la squadra ha arretrato troppo il baricentro e così prima Boga (62’) e poi Berardi (73’) hanno ribaltato il risultato, semmai poteva essere inserito al posto di Aina, altro che persevera nell’alternare giocate positive, poche per la verità, ad altre negative. Piuttosto era da far entrare prima Millico al posto di Verdi e per quello che il ragazzo ha fatto vedere in campo, imbeccata a Berenguer purtroppo non sfruttata (81’) e traversa colpita (82’), entrando prima avrebbe potuto fare anche di più. Invece, Millico è stato fatto entrare al posto di Djidji (76’), si potrà dire che mettere un attaccante per un difensore era per provare a rialzare il baricentro e cercare di riagguantare almeno il pareggio, ma è parsa più mossa della disperazione che altro. Togliere a centrocampo Rincon e far entrare Meïté (80’), che si è involuto già nella parte finale della scorsa stagione e da allora non si è mai ripreso, non è il massimo. Si può comprendere il fatto che un giocatore muscolare è stato sostituito con uno altrettanto, però, se il secondo non è abbastanza affidabile le perplessità sulla scelta ci sono. E’ vero che a centrocampo le alternative scarseggiano, ma in panchina c’era Baselli, che ha un fisico meno muscolare e che rientrava da un infortunio, ma se è stato convocato deve essere nella condizione di poter giocare e l’avrà pure avuta un’autonomia di dieci-quindici minuti.

Se in qualche ruolo mancano alternative di un certo valore tocca all’allenatore pretendere che in sede di mercato la società prenda i giocatori che servono, magari, anche sottolineando garbatamente in pubblico, se non basta farlo in privato, le lacune della rosa. Il Torino ha perso un’altra occasione buona, sarebbe da dire l’ennesima, e le critiche sono inevitabili se ne facciano tutti una ragione e le accettino perché sono fatte solo pensando al bene del Toro. Non se ne può più di vedere partite come quella con il Sassuolo e sentire poi che spiace aver perso e che si meritava di più: il Torino ha perso perché ha fatto peggio del Sassuolo, sotto tutti i punti di vista, punto e basta. E non se ne può più anche del silenzio della società dopo un’altra prestazione pessima e, soprattutto, dell’immobilismo che non porta a risolvere i problemi ormai endemici.