Evitare le sconfitte o puntare alle vittorie: che cosa vuole fare il Torino?

Il Torino continua a difettare dal punto di vista del gioco, servono schemi che vengano ben eseguiti per potenziare la fase offensiva e i calci piazzati vanno sfruttati.
28.09.2018 11:14 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Torinogranata.it
Andrea Belotti
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Andrea Belotti
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

“Ci si può chiudere per difendersi o ci si può aprire per contrattaccare, dipende se si vuole evitare la sconfitta o puntare alla vittoria” ha scritto Mattia Feltri a chiosa del suo articolo nella rubrica “Buongiorno” pubblicato su “La Stampa” di oggi. Mattia, pur essendo un grande tifoso del Toro, non parlava della sua squadra del cuore, ma di tutt’altro, però, quanto ha scritto è perfetto anche per il Torino attuale. Infatti, la squadra di Mazzarri non ha ancora trovato una vera identità e sta ricercando le soluzioni più adatte per giocare in modo redditizio e iniziare a segnare un numero di gol sufficiente per risalire la classifica. Dopo sei giornate e al netto di errori arbitrali, dell’aver già affrontato Roma, Inter e Napoli e degli infortuni ha sei punti in classifica e ha segnato solo 5 gol e ne ha subiti 7. Il problema è che i granata segnano poco anche se hanno Belotti e Zaza e in più Falque, che è infortunato e che nelle ultime due stagioni è stato l’attaccante dal rendimento più continuo, Soriano, Baselli, Parigini, Edera e Berenguer tutti potenziali marcatori, ma che finora, a parte Belotti che ha realizzato due gol, sono a secco di reti, infatti, le altre tre sono opera due di Meïté e una di N’Koulou. Anche per quel che riguarda gli assist il computo è deficitario perché due ne ha fatti Soriano e uno Falque e per il resto un bello zero, come si può leggere nella colonna assist totali relativa alle statistiche dei giocatori riportate sul sito dalla Lega di serie A.

L’intesa fra Belotti e Zaza non c’è ancora, quando Mazzarri li ha mandati in campo insieme si sono, come si suole dire, pestati i piedi e non valorizzati a vicenda. Zaza è in ritardo di condizione, così come Soriano perché erano ai margini delle rispettive squadre, Valencia e Villarreal, e hanno svolto una preparazione estiva approssimativa ed essendo arrivati in granata nell’ultimo giorno di mercato sono ben distanti dalla condizione di quei compagni che hanno lavorato con Mazzarri e il suo staff per più tempo. Zaza è stato sempre convocato, ma finora ha giocato soli 203 minuti: 22’ con la Spal (recupero compreso), 78’ con l’Udinese quando ha dovuto sostituire Falque uscito per infortunio, 97’ con il Napoli e 6’ con l’Atalanta. E per quel che riguarda Soriano si sono messi di mezzo anche dolori a causa di una contusione rimediata nel finale di partita con l’Udinese e un affaticamento muscolare che hanno indotto Mazzarri nelle ultime due partite a utilizzarlo solo dal 61esimo nella gara con il Napoli e a tenerlo in panchina per tutto il match successivo con l’Atalanta, ma in precedenza 10’ con la Roma, 61’ con l’Inter, 63’ con la Spal e 96’ con l’Udinese per complessivi 263 minuti. A rendere più complicato il gioco del Torino gli attaccanti ricevono pochi rifornimenti e da quando Falque è fuori a causa dell’infortunio non c’è più nessuno che faccia da vero raccordo fra il centrocampo e l’attacco e che imbecchi a dovere la o le punte di ruolo. Se a tutto questo si aggiunge che i calci piazzati non vengono sfruttati a dovere - infatti, Mazzarri non ha alcun giocatore veramente capace di battere le punizioni da quando Ljajic è stato ceduto e che l’unico che finora ha dimostrato di saper calciare dalla bandierina è Falque - il quadro è esaustivo.

Nell’ultima partita con l’Atalanta i giocatori del Torino hanno sì dimostrato che il non essere pervenuti in campo nella precedente gara con il Napoli è stato superato, ma non aver fatto nemmeno un tiro nello specchio della porta con i bergamaschi, squadra dello stesso livello dei granata, perché troppo impegnati solo a difendersi è un limite che se non superato molto velocemente comprometterà la stagione. Già nella gara con la Spal, formazione che ha come obiettivo salvarsi magari non all’ultima giornata, l’essere riusciti, pur giocando in casa, solo a vincere per uno a zero, senza segnare un altro gol in modo da non tenere aperta la partita fino al fischio finale, aveva evidenziato che mancava qualche cosa. Poi anche con l’Udinese, altra formazione che ambisce a un tranquillo campionato, non essere andati oltre l’uno a uno rimontando lo svantaggio aveva confermato che la fase offensiva difettava e non bastano gli errori arbitrali a giustificare il pareggio. Anche la personalità dimostrata finora dal Torino ha lasciato più di un dubbio perché nei primi tempi con Roma e Inter e per tutta la partita con il Napoli i granata hanno lasciato agire quasi indisturbati gli avversari che tra l’altro non avevano ancora dimostrato, quando affrontati, di avere un gioco ben definito e automatismi sicuri, anzi, poiché erano ancora alla ricerca del migliore assetto e, forse, anche della forma.
Nelle prossime due partite, prima dell’altra sosta per gli impegni della Nazionale, il Torino affronterà il Chievo in trasferta e il Frosinone in casa, che occupano le ultime due posizioni in classifica e che lottano già adesso per restare in serie A, quindi, non solo dai granata ci si aspetta due vittorie, ma anche un gioco assolutamente convincente perché anche a fronte di sei punti, ma con prestazioni non all’altezza per tutto l’arco dei due incontri si dovrà concludere che il gioco continua a difettare e che i giocatori non riescono ad eseguire bene gli schemi. Si pretende anche che le occasioni da gol siano concretate e che i calci piazzati vengano sfruttati. Troppo? No, è il minimo sindacale se si vorrà anche per il futuro puntare alle vittorie e non solo cercare di evitare le sconfitte.